Kandy

La pioggia è appena cessata quando saliamo, assonnati, sul bus per Kandy. Ci attendono ben 8 ore di viaggio. Stranamente non troviamo la solita musica a palla. Probabilmente, visto l’orario, l'autista ha deciso di concedere un po’ di riposo ai passeggeri. Fuori dal finestrino, il paesaggio ci scivola lentamente di fronte agli occhi, il cielo comincia ad aprirsi e i primi raggi di luce illuminano la pianura del Vanni che stiamo attraversando. Percorriamo tutta la A9, teatro di numerosi combattimenti durante la guerra e i cui segni sono ancora evidenti nelle consuete case abbandonate o crivellate che si intervallano a lagune e distese di palme da cocco. 

Dopo circa metà del viaggio usciamo dalla zona tamil e rientriamo nell’aerea cingalese. Il paesaggio cambia di conseguenza, i villaggi diventano più popolati e trafficati e iniziano a comparire le prime montagne. Di conseguenza il nostro bus si riempie e sale un venditore di smacchiatori che ci allieta per qualche minuto.

 Ci stiamo avvicinando alla hill country e alla sua capitale Kandy. Questa zona, un tempo coperta da foreste tropicali, ora è piena di piantagioni da tè, nate sotto l’impulso dagli inglesi e dove si produce il celeberrimo Ceylon tè. 

Arriviamo a Kandy ad ora di pranzo e, dopo aver lasciato gli zaini in guesthouse, passando per il mercato, usciamo per mangiare qualcosa e farci un giro per la città.

La città effettivamente è una delle più belle dello Sri lanka. Sviluppata attorno ad un lago artificiale e circondata da montagne ricoperte di vegetazione, Kandy con le sue case ottocentesche è un puro esempio di architettura coloniale oltre che essere il centro spirituale e di potere del clero buddista. Nello senso comune, si tende ad associare il buddismo ad una religione, o meglio filosofia, della non violenza, ma in Sri Lanka, in realtà, è stata proprio la lobby buddista e nazionalista a sostenere economicamente e politicamente la guerra contro i tamil. Nell’artificiale narrazione religiosa cingalese, lo Sri Lanka viene considerato l’isola di Budda e non c è spazio per le altre minoranze religiose.

Dopo aver fatto un giro intorno al lago iniziamo a prepararci per quello che si preannuncia essere il più grande festival buddista d’Asia, l’Esala Perahera.  Prima di partire alla volta di Kandy, la zia di T. ci aveva detto che tale processione in realtà nasceva per suggellare l’amicizia tra tamil e cingalesi.  Questa genuina fratellanza sembra essersi persa nell’ultimo sanguinoso secolo.

Ci troviamo uno spazietto in mezzo alla folla che è già accampata ai lati della strada, per qualche spicciolo compriamo un telo da mettere per terra dove sederci. Siamo in mezzo a tante famiglie e giovani provenienti da tutto il paese per assistere allo spettacolo. Numerosa è anche la presenza di turisti occidentali, cosa a cui non eravamo più abituati dopo i giorni passati a Jaffna, ma la maggior parte opta per comodi e costosi posti a sedere messi in vendita dai bar della zona.

Dopo due ore di attesa e il sole ormai tramontato, si iniziano a sentire i primi colpi di frusta che aprono l’interminabile processione. Danzatori e danzatrici, giocolieri con il fuoco, suonatori e elefanti bardati si diramano per le strade della città. E pensare che è solo il terzo giorno. 

A fine processione andiamo a mangiare qualcosa in una rosticceria musulmana e ci incontriamo con una ragazza tedesca, M., ex compagna di Erasmus di Laura, anche lei in vacanza in Sri Lanka. Grande appassionata dell’India in cui ha vissuto più di due anni, questa volta ha deciso di cambiare meta anche se non si è spostata di molto rispetto al suo subcontinente preferito. Sta viaggiando con un ragazzo di Colombo incontrato tramite couchsurfing. Ci raccontiamo le nostre reciproche esperienze di viaggio dal momento che anche loro sono stati a Jaffna. Il ragazzo, infatti, nonostante ci racconti di aver viaggiato tantissimo nel suo paese per scrivere una guida alternativa dello Sri Lanka, ammette che per lui la zona nord per anni è rimasta off-limits. La prima volta ci era andato tre anni prima non appena l’area era stata riaperta ai viaggiatori del sud ed era curioso di vedere con i propri occhi cosa ne era stata di quella guerra che non aveva mai vissuto, se non attraverso i media, pur essendo a pochi km di distanza. Continuiamo a chiacchierare fino chiusura del locale e poi ci salutiamo per rivederci la sera seguente. 

L’indomani mattina andiamo a visitare delle piantagioni da tè situate nei dintorni di Kandy. In realtà non abbiamo idea di dove si trovino e cosi chiediamo ad un tuk tuk di portarci al museo del tè da cui ci sposteremo alla ricerca di piantagioni. Non ci sbagliamo. Inerpicato sulle montagne che circondano la città, l’edificio è tutto circondato da bellissime piantagioni. Ci incamminiamo lungo una strada che si addentra nelle terrazze di tè nelle quali lavorano diversi raccoglitori tamil. 

Infatti, come ci aveva raccontato un tamil titolare di un ufficio di Palermo, durante la dominazione inglese, vennero importati circa un milione di tamil fuori casta dal sud dell’india per lavorare nelle piantagioni. A differenza dei tamil del nord appartenenti a caste più alte e più coinvolti nel bene e nel male nella vita politica del paese, i tamil delle piantagioni per anni sono stati e rimangono tuttora l’ultimo gradino della scala sociale del paese. Il non riconoscimento del diritto di voto è stata una delle dispute alla base del conflitto tra tamil del nord e cingalesi e solo recentemente il governo centrale ha riconosciuto la cittadinanza ai tamil delle piantagioni, nonostante vivano da più di duecento anni sull’isola.

Queste famiglie abitano in piccole case che si affacciano sulle piantagioni stesse e raccolgono il tè che poi finisce nelle tazze di tutto il mondo, ingrassando le casse delle multinazionali, come la Lipton per esempio, che li sfruttano.

Dopo esserci fatti un giro prendiamo un bus locale che ci riporta in città. Dopo pranzo saliamo su una collina per ammirare il panorama dal budda bianco.

In serata assistiamo di nuovo al festival che ci avevano detto essere diverso rispetto al giorno prima. Non notiamo grandi differenze mentre ammiriamo la processione e cerchiamo di riposarci.

Al termine della sfilata raggiungiamo di nuovo M. e il suo ragazzo che ci invitano nella loro suite, ottenuta con punti bonus di airbnb che il ragazzo utilizza per affittare alcune stanze a Colombo. Di fronte a noi abbiamo una splendida vista della città illuminata. Il ragazzo di M. ci dice che trova gli abitanti di Kandy un po’ strani e scorbutici. In effetti, è la prima volta in tutto il viaggio in cui non troviamo persone aperte e disponibili a parlare ad ogni ora del giorno: l’atmosfera caotica li porta ad approfittare del turista di passaggio per spillare qualche soldo. Passiamo la serata bevendo una delle poche birre del viaggio, dal momento che l’alcool non è ben visto da queste parti, e poi ci ridiamo appuntamento per il giorno dopo a Colombo.


Scrivi commento

Commenti: 0