Dambulla

Dambulla, 14 agosto


Ci svegliamo presto per prendere il bus: direzione Dambulla. Il giorno precedente, infatti, abbiamo girovagato con l’aiuto di S. per il quartiere di Pettah e la sua stazione degli autobus nella speranza di individuare in anticipo il nostro mezzo. Arriviamo alla stazione trovandoci di fronte ad un’interminabile fila di bus. Disorientati, chiediamo indicazioni e saltiamo al volo su uno in partenza per la nostra destinazione. Ci aspettano almeno 5 lunghe ore di viaggio.


A detta dei nostri amici tamil, l’autobus è un’esperienza particolare. E ci rendiamo conto che non è un semplice mezzo di trasporto che collega una destinazione ad un’altra, ma una sorta di teatro in movimento dove accade qualcosa di continuo. All’ingresso ci accoglie infatti un intenso profumo di incenso accompagnato da un incessante sottofondo sonoro a base di musica indiana sparata a tutto volume. A questo si aggiunge l’arrivo ritmato di venditori ambulanti, predicatori e “oratori” di vario genere: salgono in corsa da un lato e sfilano sino alla porta posteriore, sfoggiando stuzzichini e prodotti di tutti i tipi. Uno, in particolare, intrattiene il suo pubblico con la dimostrazione pratica degli effetti miracolosi del suo smacchiatore. Siamo assonnati, ma non possiamo perdercelo.

Una volta arrivati a Dambulla, scarichiamo i nostri zaini nella casa di una giovane coppia di sposini. Ci fermiamo un po’ a chiacchierare con loro. Ci raccontano che da quando si sono sposati, un anno fa, hanno deciso di trasformare la villetta dei genitori in guesthouse. A quanto pare gli affari vanno bene e infatti stanno pianificando di aggiungere nei prossimi mesi un’altra camera. Il proprietario ci dice soddisfatto che la mossa vincente è stata gestire le prenotazioni attraverso appositi siti internet. Altri albergatori per procacciare clienti si affidano ai tuk tuk cittadini che caricano i turisti spaesati dalla stazione dei bus e li portano alle guesthouse convenzionate, chiedendo una commissione talvolta onerosa. Salutiamo i proprietari e ci dirigiamo verso il centro. Nella nostra mappa sono infatti segnati tre posti da scoprire: il mercato, il Golden Temple e il Rock Temple.

Passiamo prima dal mercato ortofrutticolo che si trova all’ingresso della città. Questo è il più grande mercato all’ingrosso dello Sri Lanka e infatti, di qui, passa gran parte della frutta e verdura che viene poi distribuita in tutto il paese ed in particolar modo a Colombo.  

Numerosi camion caricano e scaricano merce causando spesso blocchi stradali lungo la statale che attraversa Dambulla e attorno alla quale si sviluppa tutta la città. Per noi europei, infatti, questa conformazione urbana è un po’ spiazzante poiché non ci sono i punti di riferimento canonici: non esiste un centro, ma solo due assi stradali perpendicolari lungo le quali si trovano i vari servizi e negozi.

Dopo un pranzo molto piccante, dove vediamo per la prima volta Francesca piangere, aspettiamo un po’ che l’afa si plachi per dirigerci verso i templi. Dambulla infatti è situata nel cosiddetto triangolo culturale che comprende questa città e le antiche capitali dello Sri Lanka: Anuradhapura e Polonnaruwa. I nostri contatti l’hanno privilegiata rispetto agli altri due siti anche per la vicinanza a Sigyria, la famosa roccia-fortezza. Per l’archeologia il meglio è Dambulla, ci è stato detto (vedi Il ristorante).

Il primo, il Golden Temple, presenta un ingresso assai pittoresco; il tempio è di recente costruzione e una grande statua del buddha ed una stupa, entrambe dorate, impongono la loro massiccia presenza. 

Non siamo molto colpiti e ci avviamo lungo le scale che salgono in cima alla montagna nella cui sommità si trova il Rock Temple, patrimonio UNESCO dell’umanità. Lungo tutta la salita non siamo soli, ma accompagnati da moltissime scimmie che si aggirano tranquille in mezzo ai visitatori. Raggiungendo la cima una bella vista sulla giungla circostante si apre ai nostri occhi. 

Si riesce anche a vedere in lontananza la rocca di Sigiriya che visiteremo il giorno dopo. Raggiunto l’ingresso del tempio, scaltramente evitiamo il pedaggio per “sorvegliare” le scarpe da togliere per entrare al tempio, infilandole dentro gli zaini. Il sito consta di 5 diverse grotte all’interno delle quali sono presenti numerose statue ed effigi del Buddha. Ma il dettaglio più affascinante ed interessante è che tutte le pareti e i soffitti sono interamente affrescati, dando al sito un’atmosfera magica. Tra le sale troviamo interessante che ve ne sia una dedicata a Vishnu e Ganesha, divinità indù, il che conferma il pacifico interscambio che nell’isola per anni hanno avuto induismo e buddhismo, prima che il colonialismo europeo lasciasse come eredità fratture, tensioni e risentimenti tra i due principali gruppi etnici.

Dopo la visita al tempio rimaniamo a guardare il tramonto in cima alla roccia rilassandoci un po’ dopo quest’estenuante giornata.

La sera, tornati dalla cena, il proprietario rimane nel portico ad aspettarci. Ci racconta un po’ della sua vita e noi facciamo altrettanto. La moglie è al terzo mese di gravidanza e lui coglie l’occasione per mostrarci l’album del suo matrimonio buddhista. Dopo un’oretta insieme gli diamo la buonanotte per riposare in vista dell’ennesima sveglia presto. 


Scrivi commento

Commenti: 0