Il ristorante

Palermo, 23 luglio

hai un pezzo di carta e una penna?

 

Quando il proprietario del ristorante inizia a disegnare davanti ai nostri occhi la mappa dello Sri Lanka, per visualizzare l’itinerario da lui consigliato, è ormai tarda sera.

Siamo seduti da qualche ora al tavolo e abbiamo assaggiato (o meglio divorato) diversi piatti della cucina tamil, probabilmente un po’ rivisitati per assecondare i gusti del palato siciliano.

Ci sentiamo un po’ timidi, forse impacciati, nel rompere il ghiaccio. Eppure, siamo entrati con un proposito ben preciso. Proseguire nella ‘raccolta’ di luoghi da visitare nel nostro futuro viaggio.

Instancabili, dopo un aperitivo con un altro ragazzo della comunità Tamil, seguiamo adesso le sue indicazioni per raggiungere il nuovo possibile interlocutore.

Ma un’ora abbondante trascorre senza che alcuno scambio di parole sia ancora possibile. Un altro gruppo di persone, infatti, conversa amabilmente, dall’altra parte della sala, con il proprietario che, fra risate e sospiri, descrive ora i suoi viaggi ora mostra su un tablet le foto delle sue bambine.

“Siamo troppo sfigati”, pensiamo. Vorremmo essere noi al loro posto, ma non riusciamo ancora bene a focalizzare il motivo di questa incertezza nel farci avanti. Non vogliamo essere invadenti e sappiamo bene di dovere scegliere le parole giuste al momento opportuno.

E così, mentre, indaffarato, il titolare fa avanti e indietro dalla cucina alla sala, tra i nostri finti schiarimenti di gola escono parole come “Sri Lanka”, “Jaffna”, “ viaggio” nel vano tentativo di attirare la sua attenzione.

Non ci resta che continuare a mangiare. E Peppino non sembra scoraggiato dal compito.

 


Solo nel momento in cui i commensali decidono di congedarsi capiamo che è ora di darci una mossa. A dire il vero la mossa non viene propriamente da noi. Su un vassoio rotondo, tre bicchierini volteggiano danzando nella nostra direzione e così, quando tutto sembra perduto, finalmente “qualcosa” ci viene in soccorso: il limoncello!

Quindi è ormai tarda sera, abbiamo già pagato e finalmente il proprietario si avvicina per offrirci questo liquore giallo e zuccherino. Dopo un sorso, tutto sembra più facile.

“Abbiamo sentito che sei di Jaffna” esordiamo. “Sai che a breve partiremo per lo Sri Lanka?”

Io non vado in Sri Lanka da 11 anni e da 26 anni sono qui. Bellissimo, sapete già dove andare?

E così mentre con l’occasione spieghiamo il nostro progetto, il titolare ci suggerisce diversi luoghi in cui andare descrivendoli vividamente e dedicando molta attenzione non solo alle mete ma al viaggio in sé. Quali zone attraversare, dove sostare, con quali mezzi e persino a quali ore della giornata. Sta organizzando tutto nei minimi dettagli:

da Colombo ci sposteremo a Kandy, passando per Dambulla e Siygiria. Infine da Trincomalee a Jaffna. Per ogni luogo  segue un aneddoto o un anticipo di ciò che troveremo e che dovrà a suo dire colpirci in quanto occidentali: lo zoo di Colombo, la differenza e la bellezza - da apprezzare - dei cingalesi di Kandy, il patrimonio archeologico di Dambulla e Siygiria.

Quest'ultima si trova in mezzo alla giungla, ci dice. Proprio non vedi niente di moderno.

Si tratta di un sito turistico molto famoso e patrimonio dell'Umanità dell'Unesco. Una grande roccia scavata nel cui ultimo tratto è possibile salire solo con una corda, ci comunica. Se hai problema di vertigini, meglio di no, ci avverte.

 

 

Arrivi là, praticamente sei appeso a due fili...una corda all’antica e sotto vedi solo la foresta. Hai la tua vita appesa a queste due corde. "La mamma non l’ho salutata", ti fai questo pensiero.

 

Ci domandiamo se la sua descrizione sia ancora attendibile dato che risale ad un decennio prima  o se i racconti si stiano facendo man mano più avventurosi per metterci alla prova o semplicemente perchè al nostro interlocutore piace babbiare (scherzare, in italiano) continuamente. Ce ne renderemo conto più avanti.

 

Col treno siete chiusi ci avverte. Meglio l’autobus. Ne intuiamo il motivo subito dopo.

E’ bello il pullman, sai perché? Quando vi fermate…salgono personaggi, addirittura, bellissima questa cosa, mi piace da morire: gente che sale con la gallina, piena di cose perché comprano, traslocano…vedi personaggi…crei un rapporto.

 

Non ci resta che appuntare la sua idea di prendere l’autobus da Dambulla a Trincomalee nel giorno in cui visiteremo Syigiria.

 

Prendere appunti non è compito facile. Seguiamo le sue dita creare percorsi nell’aria e ascoltiamo tanti nomi che abbiamo difficoltà a trascrivere e quasi ce ne vergogniamo. Nomi di isole, di villaggi, di cibi da provare. Tanti suggerimenti accanto a cose nascoste, come le chiama lui, che sappiamo di non potere trovare in guide e mappe turistiche.

T. mostra però una grande interesse nel cercare di tradurre e di filtrare ogni esperienza secondo le coordinate culturali e paesaggistiche di Palermo. Così Colombo è commerciale come Palermo e la costa est dello Sri Lanka è come se tu passassi, nella nostra Palermo, per l’area di Brancaccio insieme ad altri divertenti paragoni che suscitano risate e amarezza nel contempo.

 

Ma il passaggio dal viaggiare all’abitare è alquanto consequenziale e T. adesso ci spiega dove è nato e vissuto prima di sfuggire alla guerra. E confessa di volere ritornare a breve.

Io torno con un po’ di paura, però torno. Proprio così. Per motivi di lavoro, il nostro interlocutore ci comunica che ad Agosto proverà anche lui a partire. Non è infatti sicuro che, a causa della sua storia politica e personale, gli verrà garantito l’ingresso nel Paese.

 

Dunque, ci descrive la sua casa, le docce all’aperto, il tempio della famiglia con i suoi parenti sparsi per il mondo, il mercato del pesce in cui il papà e lo zio sono soliti andare. Ci ricorda che il rispetto deve essere importante ovunque andiamo e, infine, ci lascia l’indirizzo di casa in tamil e il nominativo di una persona che potrà aiutarci una volta in loco. Senza saperlo, siamo già stati invitati ad un evento importante:

 

Se venite giorno X partecipate pure al matrimonio del mio nipotino, ci comunica.

 

La notizia ci prende alla sprovvista. Ma siamo entusiasti e pronti a sovvertire l’itinerario che stava prendendo forma nei giorni precedenti pur di ritrovarci in quella data nella zona di Jaffna.

 

Avete un pezzo di carta e una penna?

 

T. ha forse capito che abbiamo difficoltà a memorizzare tutti quei posti di cui ci sta parlando e vuole farci capire visivamente dove si trovano.

 

“Si, tieni”.


E così uno Sri Lanka in miniatura prende forma. Vi sono segnati i luoghi per lui imperdibili e l’ordine con cui vederli. Tra le attrazioni spunta, dunque, il nome della sua casa. La vedi pure su Google Maps, ci dice, credendo che questo sia una prova inconfutabile della sua esistenza.

La conversazione prosegue e decidiamo di mostrargli anche ulteriori luoghi che ci sono stati indicati fino a quel momento da altri tamil panormiti.

Uno, in particolare, lo colpisce. Perché andate lì?

Sembra sorpreso e un po’ corrucciato. E’ un campo. Il posto dove è morto il nostro capo. L’ultima battaglia in cui hanno sterminato 27000 persone. Io quel giorno ero a Roma. E ci indica un braccialetto nero sul polso a ricordo del tragico evento.

Siamo alquanto interdetti. E consapevoli di non avere probabilmente il diritto di partecipare a qualcosa che non ci appartiene e il cui dolore non può essere pienamente compreso. Eppure gli spieghiamo che ci è stato indicato da altri interlocutori. Ognuno ha le sue ragioni e c’è chi evidentemente ritiene doveroso non lasciare annegare la memoria della guerra civile in un momento di transizione , in cui la riconciliazione si sta lentamente costruendo.

 

È un posto che vi metterà tristezza, prosegue. E ride. Poi qualche secondo di silenzio.

 

In queste due ore di conversazione ci siamo persino dimenticati di presentarci.

 

Come vi chiamate? ci incalza. Così quando mi chiamerete non vi diro’ chi siete? Che minchia volete?

 

E ridiamo ancora.

 

Adesso è quasi mezzanotte. Ero stanco e stavo per tornare a casa, ci confessa.

Abbiamo un indirizzo in tamil, un nome, una mappa. E la speranza di rivederci fra qualche settimana ad un matrimonio.

 

Dipende se io ci sarò…ci ricorda.

 

“Ci sarai, ci sarai” rispondiamo all’unisono.





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