Palermo, 27 luglio 


Avevo 11 anni quando sono andata in Sri Lanka e ho visto poco e niente. Ma quel poco e niente mi è bastato per dire ‘ci devo ritornare’.

 

Pochi passi dopo arriviamo davanti al negozietto dove c’è una piccola folla di persone riunitasi per festeggiare la ragazza che si è appena laureata. Prima di “azzannare” qualcosa, scambiamo qualche battuta con lei.

 

Ho preso certi muzzicuna (morsi)...esordisce dopo essersi presentata.

 

Infatti, mentre ci grattiamo, i morsi (non le punture, si badi bene) delle zanzare offrono un buon motivo per cominciare la nostra conversazione con questa simpaticissima ragazza. Ne troverete di grosse anche lì, ci avverte. E quindi comprendiamo che lei è già andata in Sri Lanka, ben 11 anni prima - ci dirà in seguito - quando era ancora bambina.

 

Vi divertirete moltissimo, ammette quando le comunichiamo la nostra intenzione di partire. Lei è stata lì un mesetto con sua madre e di una cosa è certa: non ripartirà più con lei, ci confessa ridendo. La modalità sono dalla nonna ripetuta giornalmente dalla mamma non le è andata molto a genio e  ci spiega subito il perché: 

        

             - mamma, io vorrei uscire.

            - E sì, domani...

 

        E il giorno dopo siamo ancora a casa.

 

La casa di cui ci parla si trova a Jaffna, nonostante lei sia nata a Negombo, una città che sorge a nord di Colombo e che oggi pullula di ristoranti italiani. Quando le comunichiamo la notizia, lei sembra non esserne a conoscenza. D’altronde è semplicemente nata lì e, incuriosita, forse anche incerta del suo futuro lavorativo, esclama: vedete, ho una carta da giocare lì, dovrei sfruttarla!

 

Ma è una calda e allegra serata estiva, di quelle in cui le zanzare ti pungono, si festeggiano lauree e nuovi incontri. E nessuno, lei soprattutto, sembra in quel momento davvero avere voglia di andare da qualche parte, se non nei soliti progetti di fuga che spesso noi palermitani architettiamo sapendo bene che piani resteranno.

 

Mi sa che pure io me ne dovrò andare e fare qualcosa, avrei la porta aperta, continua. Ma sono "babba" e sono qui a Palermo...radici...tac...strappale, mannaggia, scollati!  e nel contempo finge di liberare le sue gambe dalla stretta dell’aiuola del marciapiede.

 

Questa frase ci colpisce moltissimo. “Mettere radici nell’andare” è infatti il titolo che abbiamo voluto dare al nostro progetto e per la prima volta sentiamo pronunciare quella parola – radici - con un’enfasi diversa rispetto a ciò che i media sono soliti propinarci. Non c’è infatti alcuna equazione nel suo discorso tra radici e paese di origine, un’assimilazione che oggi, più che mai, segna barbaramente e in modo ineguale i destini dei nostri movimenti. Le radici si attorcigliano ora nel luogo in cui si vive, si cresce e si costruisce la propria soggettività.

 

“Noi allora proveremo a mettere radici in Sri Lanka e ti faremo sapere”, le rispondiamo scherzando.

 

Bellissimo, magari mi ispirate a smuovermi - ci risponde sempre con l’ilarità che la contraddistingue. Ma in questo botta e risposta dai contorni un po’ comici, ci siamo quasi dimenticate di farci suggerire un luogo da visitare!

 

E allora adesso non ci resta che fantasticare un viaggio insieme dove, di primo istinto, penseremmo a lei come nostra guida e interprete in Sri Lanka. Ma queste sono le distorsioni antropologiche che appartengono al nostro bagaglio culturale e che la nostra interlocutrice sgretola con una frase: Ragazze, forse non avete capito. Se partiamo insieme la prima cosa che vi dico sarà: ‘datemi indicazioni voi’.

 

Ridiamo ancora. Forse, come al solito, ci stiamo dilungando troppo. Per lei, c’è una laurea da festeggiare; per noi, una cena pronta ad aspettarci e il progetto del viaggio da ultimare.

 

Progetti, organizzazioni, testi da scrivere forse dovrebbero andare in secondo piano. La nostra interlocutrice ci lascia infatti con un consiglio:

Ve lo dovete godere con la vista lo Sri Lanka, che è tutta un’altra storia.

                                                             

                                                          ***

Finalmente agguantiamo i nostri roll e una bottiglia di Necto, una specie di Coca Cola all'amarena molto diffusa in Sri Lanka e scegliamo un posto in cui sederci in compagnia di questo ragazzo. Le zanzare non ci abbandonano mai in queste nostre peregrinazioni serali. Iniziamo a parlare, per la prima volta da quando ci siamo presentati, senza intermediazioni varie di interpreti e altri conoscenti. E scopriamo così che nei nostri incontri precedenti, anche noi nel nostro piccolo abbiamo iniziato a tessere una piccola rete di conoscenze che ci lega ai tamil di Palermo. Gli diciamo infatti che una delle persone che abbiamo conosciuto sarà in Sri Lanka nello stesso periodo in cui ci saremo anche noi e che per questo si è offerta di farci da guida lì. Conoscete S.? Allora siete a posto, non avrete nessun problema. È un mio amico, io qui sto sempre con lui.

 

Tra un morso e l’altro (Vi sembrano piccanti? Lì lo saranno molto di più.) ci racconta che è qui a Palermo da pochi anni insieme a suo fratello che ha fatto gli studi universitari in Italia e ora è in cerca di lavoro. Ti piace vivere qui?- gli chiediamo. Così, così, ma dove lavoro io, a Mondello, è molto bello, mi ricorda lo Sri Lanka.  Non ritorna al suo paese da circa un anno, ma la nostalgia è molto forte e il sogno è quello di trasferirsi nuovamente lì.

Adesso devo andare, ci dice. Domani mi devo svegliare presto perché lavoro di mattina, se avete bisogno di qualsiasi cosa quando sarete lì, chiamatemi, ci sono dei parenti che vi possono aiutare. Vediamoci al vostro ritorno, così mi raccontate tutto.

Un'altra serata a caccia di nuovi incontri si è appena conclusa e ormai è sempre più chiara la sensazione che il nostro viaggio non si concluderà in Sri Lanka, ma nel luogo che per noi è sempre stato "casa". E che adesso lo è anche per chi ha portato qui le sue radici.