Palermo, 24 luglio


Come mai lo Sri Lanka?

 

Questo incontro capovolge il nostro schema ormai collaudato. Presentazione nostra e del progetto e solita domanda di avvio: dove ci consiglieresti di andare in Sri Lanka?

Per una volta, infatti, è il nostro interlocutore ad iniziare la conversazione rivolgendo lui una domanda a noi: come mai avete scelto proprio lo Sri Lanka?


La città di Palermo ha accolto, negli anni, sempre più tamil che scappavano dalla guerra civile, fino ad ospitare, oggi, una delle più grandi comunità d'Europa. Camminare per i suoi quartieri, andare a comprare qualcosa da mangiare nel negozietto aperto fino a tardi, scambiare qualche frase con i vicini di casa: durante queste attività quotidiane chiunque di noi è entrato in contatto almeno una volta, o lo fa quotidianamente, con un tamil. Abitare una città significa tessere delle relazioni, domandarsi quali sono le parti che la compongono e qual è il rapporto tra di esse. Questi sono alcuni dei motivi per cui abbiamo scelto di andare in Sri Lanka, perché in qualche modo fa ormai parte di Palermo.

 

 

La conversazione prosegue parlando delle imminenti elezioni parlamentari che si terranno durante la nostra presenza lì, il 17 agosto. Il nostro interlocutore ci tranquillizza, ma al tempo stesso ammette che il clima elettorale in Asia è ben più caldo di quello che si respira in Italia, perché lì le elezioni sono molto sentite: Quando ho votato la prima volta qui l'ho fatto perché avevo preso da poco la cittadinanza ed ero contento, ora mi sono reso che votare non serve poi a molto, per questo ormai non ci va quasi più nessuno.

Ci siamo passati un po' tutti quando abbiamo partecipato per la prima volta alle elezioni a 18 anni...

Dopo questa piccola parentesi politica, entriamo nel vivo dell'itinerario e iniziamo a raccontare dei suggerimenti che abbiamo già ricevuto da un precedente incontro e da chiacchiere sparse avute nei giorni precedenti: sappiamo già che la città di Jaffna, a nord del paese, sarà il nostro punto di riferimento perché da lì proviene la maggior parte dei tamil palermitani. Oltre a questo, le persone con cui abbiamo già avuto modo di parlare ci hanno consigliato dei luoghi in cui non sono mai state, ma in cui piacerebbe andare.

A questo punto il nostro interlocutore si informa sul prezzo dei biglietti d'aereo e sulla tratta del viaggio ed esclama: Mi sarebbe piaciuto partire con voi, solo che adesso i voli saranno carissimi! L'ultima volta che è andato in Sri Lanka è stata nel 2012, un tempo relativamente recente rispetto ad altri suoi connazionali.

 

I posti in cui ci consiglia di andare sono la città di Mannar, situata a nord ovest del paese e una delle più vicine alle coste indiane e quella di Trincomalee. Entrambe sono delle mete turistiche: la prima famosa per i castelli e alcune vestigia lasciate dalla colonizzazione olandese, la seconda celebre per le sue spiagge e per una grande roccia scavata nella montagna di cui il nostro interlocutore non ricorda il nome, ma la cui leggenda vuole che sia stata tagliata da un dio indù. Ovviamente è una leggenda metropolitana, aggiunge ridendo. A Jaffna, invece, ci consiglia di visitare la biblioteca, fino alle fine del XX secolo solo seconda in Asia per grandezza e numero di libri posseduti. È stata incendiata nel 1981 durante la guerra civile, proprio con lo scopo di distruggere il patrimonio letterario della cultura tamil; adesso è stata ricostruita.

 

La conversazione continua con l’indicazione di templi e siti da vistare nei dintorni: forse restiamo un po’ delusi dal fatto che non ci abbia indicato un luogo specifico legato al suo vissuto, ma solo cose reperibili anche su internet. Non lo diamo a vedere e non intendiamo forzare la mano, per cui continuiamo a raccogliere i suoi suggerimenti. Finalmente un luogo di cui non abbiamo ancora sentito parlare balza nella conversazione: Kayts – città di porto - colonia portoghese e olandese, l’isola in cui è nato ed ha vissuto prima di partire, fino all’età di 9 nove anni. Ecco anche spiegato il motivo per cui le sue indicazioni non sono così precise, ma sono più il frutto di esperienze e racconti sentiti da altri. La prima volta in cui ha fatto ritorno da allora è stato solo nel 2004 e poi, come già scritto, un’altra volta nel 2012, ma in entrambi i casi si è trattato di periodi di tempo non superiori alle due settimane.

 

Dall’isola di Kayts – continua - si può raggiungere un gruppo di sette isolette, in cui sorgono dei templi molto rinomati dalla comunità. L’unica cosa, ci avverte, il mare in quel tratto è molto mosso, quindi anche se si va in traghetto, è sempre meglio saper nuotare molto bene: speriamo di non dover mettere alla prova le nostre doti atletiche!

 

I consigli continuano con la città di Kandy e di Nuwara Eliya, posti in cui lui non è mai stato e che si trovano nell’entroterra del paese. Sono due località turistiche molto rinomate: la prima in quanto sede di un importante sito archeologico e dove si terrà un famoso festival buddhista proprio nei giorni in cui saremo lì e la seconda perché si trova in montagna ed offre un po’ di refrigerio dal caldo torrido. A questo punto chiediamo con quale mezzo ci consiglia di muoverci, dal momento che sappiamo che in Sri Lanka di solito i turisti noleggiano una macchina con autista. Il nostro sforzo è quello di uscire il più possibile da un’ottica turistica, per questo siamo curiosi di sapere come si spostano solitamente gli abitanti del luogo. Inoltre, la linea ferroviaria è stata ripristinata dopo la fine del conflitto, nel 2009, e i collegamenti con gli autobus negli ultimi anni sono stati incrementati. Il nostro interlocutore è un po’ cauto sul treno proprio perché è stato rimesso a punto da poco. Secondo lui per la ricostruzione è stato impiegato materiale bellico di scarto per cui dice: è come il metrò che stanno facendo qui, prima di prenderlo, aspetterei un po’ di tempo perché non mi fido, farei prima andare gli altri e poi se funziona salgo anch’io. Messaggio ricevuto: cercheremo di spostarci in bus. Anche qui però c’è un piccolo inconveniente: lì guidano come i pazzi, se prendete un autista privato, chiedete sempre di rallentare un po’. Ma ridiamo pensando alla guida palermitana.

 

E' ora di rientrare nel suo ufficio (ci eravamo seduti fuori nella speranza di un leggero venticello e per non disturbare gli altri), dove su una parete c’è un’enorme mappa dello Sri Lanka. Iniziamo a ripercorrere visivamente i luoghi di cui avevamo parlato poco prima, discutendo a voce alta e invadendo lo spazio delle persone che sono sedute lì in attesa di ricevere una consulenza di natura fiscale o burocratica. Da lì il passo è breve: dopo qualche minuto passato a guardarci con aria interrogativa, si inseriscono anche loro nella discussione ed iniziano ad elencarci tutte le loro località preferite. Il nostro interlocutore nel frattempo e' tornato  al suo lavoro e ci lascia in balia di conversazioni plurime in cui si mescolano palermitano, italiano, inglese e tamil. Subito ci viene detto: Bella Jaffna, però c’è molto altro. Tutti i presenti provengono infatti da quella città, ma non la ritengono una meta attrattiva, dato che è stata uno dei posti più duramente colpito dalla guerra.

 

C’è chi non ritorna in Sri Lanka da molto tempo, chi andrà a settembre e chi invece ci ha passato quasi tutta la sua vita ed è qui a Palermo da soli 4 anni.

La conversazione verte un po’ sugli stessi argomenti di prima: mezzi per spostarci, elezioni, posti da vedere e il caldo, a detta loro più torrido in questi giorni qua a Palermo che nel loro paese. Ma spunta un luogo che prima non era stato menzionato: Mullaitivu, situata sempre nel distretto nord, dove c’è stata una delle battaglie più cruente tra i due schieramenti durante la guerra civile.

Questa proposta esula un po’ dal contesto dal momento che i posti simbolo del conflitto fino ad ora c’erano stati proposti da attivisti politici: perlopiù persone che non si trovavano in Sri Lanka in quel determinato periodo o non ci hanno mai vissuto ma sposano la causa nazionalista del loro popolo.

Sentire nominare questo luogo da chi è stato lì durante tutte le ostilità ed è migrato solo di recente ci spiazza un po’. Questo ragazzo, a proposito della guerra, ci dice solo sorridendo: non si può immaginare cos’è stato e noi non abbiamo il coraggio di rispondere. Ma è un attimo e poi riprende a parlarci di trasporti, templi e località di villeggiatura.

 

Adesso è arrivato il suo turno: deve andare, e anche noi.

 

 

Ci rivedremo al ritorno.