Palermo, 27 luglio


Ritorniamo sul luogo del delitto.

Quando ci eravamo salutati - tre giorni prima - con il nostro precedente interlocutore, avevamo ricevuto ‘in regalo’ il numero di un suo amico disponibile a fornirci a sua volta un contatto in Sri Lanka.

Nei giorni seguenti cerchiamo di metterci d’accordo finché, finalmente, prendiamo appuntamento nell’ormai consueto posto di ritrovo: il fantomatico ufficio.


Mentre aspettiamo l’arrivo di quest’altra persona, ci rimettiamo a parlare con il titolare. Questa volta la discussione non ricade sui mezzi di trasporto o sulle elezioni, ma sul sole. Il sole è molto forte lì, ritornerete neri - esordisce, sorridendo. Questa frase diventa l’alibi per iniziare a spiegarci le differenze visibili - proprio dalle diverse sfumature di colore - fra i vari gruppi presenti sull’isola, frutto delle operazioni arbitrarie condotte dai colonizzatori nelle epoche passate.


Ci parla, in particolare, dei Burgher, antichi discendenti dei coloni portoghesi, olandesi e inglesi. Sono il frutto di unioni miste tra i coloni e le donne cingalesi o tamil: i primi a iniziare questa pratica furono i marinai portoghesi nel XVI secolo, che passarono poi il “testimone” a olandesi e inglesi. La posizione giuridica dei Burgher fu sancita nel 1883 da una legge che definiva tali tutti coloro il cui padre fosse nato in Sri Lanka, ma che avessero in linea diretta un antenato europeo dalla parte paterna. Questo strato della popolazione rappresentava la classe media, dal momento che era costituita per la maggior parte da commercianti e uomini d’affari: del resto, la parola Burgher significa appunto borghese.


Per noi loro sono fuori casta - ci dice il nostro interlocutore. In realtà sembra confondersi o precedere già inconsciamente quello che ci dirà poco dopo. I fuori casta, infatti, sono gli schiavi tamil dell’India del sud importati dagli olandesi prima e dagli inglesi poi per lavorare nelle piantagioni di tè nel corso del ‘700 e ‘800.

I cingalesi però –confessa - hanno cambiato la storia, facendo capire a tutto il mondo che i tamil dello Sri Lanka sono solo quelli provenienti dall’India a partire dal ‘700. Noi invece siamo lì dal 3000 A.C, un popolo così arcaico non lo trovi.

Per questo motivo, continua, hanno incendiato la biblioteca di Jaffna, per distruggere il patrimonio letterario dei tamil e con esso la loro storia.

Discutiamo da qualche minuto ma la persona che aspettavamo sembra essere arrivata. Dalla vetrata ci accorgiamo che ci osserva e noi facciamo altrettanto. Il nostro primo interlocutore torna dunque al lavoro e ci lascia in sua compagnia.

 

                                                          ***

E’ un nostro coetaneo e nonostante parli abbastanza bene italiano (c’eravamo sentiti per telefono nei giorni scorsi e ci eravamo sempre capiti) inizialmente preferisce l’intermediazione di una sua amica che ha fatto venire appositamente. Accanto a lei, si avvicina un’altra ragazza e siamo contente al pensiero che potremo finalmente avere una conversazione con una controparte femminile. (Al momento, infatti, i nostri incontri sono stati prettamente gestiti da uomini).

Ma è già ora di cena e l’interprete vorrebbe andare a casa. In questi incontri tardo pomeridani ci siamo dimenticati che, in qualche modo, sconvolgiamo sempre in piccola parte la routine delle persone che incontriamo. Facciamo appena in tempo a porre a lei e all’amica la nostra fatidica domanda - quali luoghi ci consigliereste di visitare in Sri Lanka? - ma riceviamo solo scuotimenti di teste: non sono mai andate li. Non ci resta che chiedere se c’e un posto legato alla loro fantasia o ai ricordi della propria famiglia ma lo sguardo sembra essere proiettato sul futuro. Ci parlano più facilmente dei loro prossimi viaggi. Si immaginano a vivere e a lavorare in altre città europee, piuttosto, come Londra o Parigi. Insistiamo, nella speranza che ci indichino qualche posto particolare che non si può trovare sulle guide, ma una di loro ammette:

 

non mi ricordo più niente di lì, ti posso parlare meglio del Teatro Massimo di Palermo che dello Sri Lanka.

 

Ritorniamo dunque al ragazzo che si era offerto di aiutarci. Vorrebbe metterci in contatto con un parlamentare dello Sri Lanka, ma questo proposito sfuma già dalle prime battute: è il periodo elettorale e sarà troppo impegnato per poterci aiutare sul posto. Poco male: dopo le prime frasi ci dimentichiamo dello scopo iniziale e cominciamo a interessarci alle cose che ci dice il nostro nuovo interlocutore. 
Colombo è grande e piena di confusione, un po’ come Palermo,  ci dice. Invece, quando andate a Dambulla passate dal mercato ortofrutticolo, il più grande di tutto il paese, continua. Poi ci propone di andare a salutare una sua amica che sta festeggiando la laurea nei dintorni e così approfittarne per iniziare ad abituare i nostri palati al cibo srilankese. Prima di spostarci salutiamo definitivamente il nostro primo interlocutore che già per la seconda volta ha fatto diventare il suo ufficio un prezioso luogo di incontro per noi e per tutte le persone che vi gravitano attorno.

Scambiamo anche qualche battuta con la moglie e con la figlia che l’hanno appena raggiunto. Ci  presenta la bambina così: lei è davvero italiana, anzi: tamil-palermitana, per l’esattezza. Ancora non è mai stata in Sri Lanka perché è troppo piccola e non sopporterebbe le vaccinazioni consigliate per andare lì, ma appena sarà più grande la porterò sicuramente - ci dice sorridendo.