Sono giorni che i vicini di Francesca le chiedono di incontrarci per guardare le foto del viaggio. Tra studio, lavoro e allarmi meteo su una presunta “bomba d’acqua” in città, finalmente riusciamo a ritagliarci una serata da trascorrere insieme.

Quando arriviamo, S. ci dice che ha appena finito di parlare al telefono con T., il proprietario del ristorante che ci ha accolto durante il nostro soggiorno a Jaffna: non sapeva che ci conosciamo. Avrebbe potuto aiutarvi a trovare mia sorella!

Ma quel che fatto è fatto e nel giro di pochi minuti tutta la famiglia si raduna davanti allo schermo del nostro computer per godersi lo spettacolo. Marito e moglie vogliono infatti che il loro bambini vedano i luoghi in cui loro hanno vissuto la propria infanzia. Hanno visto tanti posti in Europa…Francia, Germania, Svizzera…ma mai il loro paese ammette S..

Lo capiamo bene perché è la frase che ognuno dei nostri complici del viaggio ci ha ripetuto in questi mesi. E sebbene ora il conflitto sia concluso, il costo dei voli è troppo alto per permettere a intere famiglie di tornare, anche in vacanza, in Sri Lanka. Come pallido sostituto, la tv satellitare - che intanto “gracchia” sullo sfondo mentre conversiamo - permette di rimanere aggiornati sui cambiamenti del paese, ma nessuna trasmissione avrebbe di certo interesse a riprendere la scuola e il quartiere dei nostri vicini. Dunque ci abbiamo pensato noi, anche se nei nostri modi un po’ goffi e sgangherati!

Mentre Laura scorre le cartelle in cui sono salvate foto e video del viaggio, la moglie di S.  nota subito il nome di Alavetty, il quartiere in cui ha abitato da bambina prima di scappare verso l’Europa. Alavetty, Alavetty…casa mia! Sembra impaziente. D’altronde non è più ritornata a casa dopo il suo arrivo a Palermo. 

E’ ora di cominciare, pensiamo.

Partiamo subito con il mostrare la giornata che ci ha portato a Nainativu e Pungudutivu, una delle isole di Kayts, in cui è vissuto S., il papà. I nostri interlocutori vengono colpiti dal fatto che le strade siano state tutte rifatte. Sono le strade su cui abbiamo sfrecciato con i motorini che il “solare” S., come lo ha definito T. pochi minuti prima nel suo ufficio, ci ha generosamente prestato.

Mostriamo loro il percorso nella nostra barca di fortuna verso l’isola di Nainativu. Non sono mai stati lì e rimangono piacevolmente colpiti dai colori e dalla bellezza dei templi induisti, sebbene siano cristiani. Mia moglie era indù. - specifica S.- Quando ci siamo sposati si è convertita. 

Sulla via del ritorno ci spostiamo verso Pungudutivu che avevamo all’inizio solo attraversato per prendere la barca. L’avete vista la Chiesa di S. Saveria? ci chiede S. Le sue parole sono profetiche e in sequenza ora vengono presentate le foto della chiesa e delle due scuole da lui frequentate. Facciamo vedere in un video il momento in cui entriamo nella sua scuola elementare, gentilmente aperta dal custode nonostante la chiusura per le vacanze estive. S. l’ha visitata l’ultima volta nel 2001 quando è tornato per accompagnare la mamma nostalgica di casa.

Osserva ogni dettaglio e lo confronta con la sua ultima visita. La chiesa ha cambiato colore, ci dice stupito e la sua scuola è stata anch’essa ridipinta e ora ha le giostre. Si alza e rovista tra i suoi album fotografici. Finalmente ritorna con una foto. E’ la stessa scuola che abbiamo ripreso. Ora il gioco del “trova le differenze” risulta più semplice. Mentre cerchiamo di capire se l’albero sia stato abbattuto o se, più verosimilmente, la foto di S. sia stata scattata da un’altra angolazione, mostriamo le riprese effettuate nel viale principale, dove chiediamo ad un passante di aiutarci a trovare la casa della sorella di S. La conversazione è perlopiù in tamil, quindi S. può adesso tradurre per noi. 

Poi è il momento della scuola della moglie. E’ lei, è lei conferma emozionata e la sentiamo sospirare. Era tarda sera quando siamo arrivati lì, ma ne riconosce ogni angolo.

Forse tutta la situazione potrebbe sembrare un po’ banale. Discutiamo da più di mezz’ora di scuole e di quanto siano più o meno cambiate. Ma rappresentano la quotidianità di una ragazza e di un ragazzo che sono partiti quando erano davvero giovanissimi.

Crediamo di aver finito, ma è solo un’illusione. I vicini infatti vogliono vedere tutte le altre. Mostriamo quindi Kayts, Jaffna, Mullaitivu, Trincomalee, Dambulla, Kandy, Sigyria e Colombo. Foto, video e i nostri racconti. Un sorso di aranciata ci fa riprendere fiato.

Mentre i bambini si divertono nel vedere gli elefanti di Kandy ballare, S. rimane colpito dalla maestosità di Sygiria. “Pazzesco. Si può pure salire? Non è pericoloso?”. Ci sono le scale, spieghiamo e non è per nulla complicato. Temporeggiamo perché vorremmo farle vedere anche alla moglie che si è allontanata in cucina. Non vi preoccupate tanto mia moglie ci vuole andare a Sigyria. Tutti vogliamo andare ma è costoso.

Chiudiamo il nostro percorso con Colombo. S. ci spiega che c’è una parte popolare e una europea. Lui ha vissuto lì tre mesi prima di ottenere il visto per Palermo. E ora siamo qui, a discutere sul divano di casa sua di quel paese che ha lasciato. Tutto è filtrato attraverso un viaggio, il nostro, che capiamo essere diventato qualcosa di più.