Che bello rivedervi!

Una domenica pomeriggio ci diamo appuntamento con S. a Piazza Lolli per rivederci dopo il viaggio trascorso insieme. S. infatti è venuto a prenderci all'aeroporto di Colombo e ci ha poi fatto da guida durante il nostro soggiorno a Jaffna. Quando arriviamo è già lì, seduto su una panchina.  Poco più avanti T., un ragazzo che avevamo conosciuto a luglio, parla al telefono. S. intanto ci accoglie a braccia aperte e ci mostra quella che a suo dire è la sua pancia: mi sono pesato quando sono ritornato…ho messo su 5 kg. Vi ricordate quel kottu che vi ho fatto mangiare? Mamma mia che bontà…

Sempre il solito, pensiamo affettuosamente. Mentre aspettiamo che Francesca arrivi, S. ci spiega tutte le complicazioni che ha avuto per fare un viaggio a Londra tre anni prima. Fino a qualche tempo fa il governo dello Sri Lanka vietava ai tamil la doppia cittadinanza e anche adesso si può ottenere solo sborsando una cifra molto ingente. Dunque, chiunque fra i tamil in diaspora nutra la speranza di tornare un giorno nel proprio paese, si astiene dal chiedere la cittadinanza nel paese in cui ormai si è trasferito. Ciò significa accontentarsi del permesso di soggiorno anche quando si vive in Italia da più di vent’anni, come nel caso del nostro amico. Di conseguenza, la mancanza di un passaporto europeo rende difficile gli spostamenti, soprattutto a Londra, dove racconta di aver ricevuto un pessimo trattamento.

Ma ecco arrivare Francesca e S. ne approfitta per invitarci tutti ad un concerto che verrà organizzato a gennaio nella scuola di danza della comunità. Ho ordinato un flauto pregiatissimo dall’India per l’occasione, ma ancora non è arrivato. Dalla sua descrizione capiamo che si tratterà di un saggio di danza, della durata di tre ore almeno. Come il matrimonio!!!, rispondiamo in coro. Lui ride, consapevole dell’interminabile cerimonia, ma ricorda con piacere la nostra presenza. Bellissima la foto del matrimonio che abbiamo fatto. Quando i miei amici hanno visto la foto di tre bianchi erano molto eccitati: tre persone sono arrivate dall’Europa, che bello! D’altronde spesso viviamo delle vite parallele e non sono molte le occasioni di incontro in questa città. E poi Giuseppe è speciale, è davvero bello, erano tutte impazzite!

A questo punto, gli chiediamo com’è andato il secondo matrimonio a cui era stato invitato. Sono arrivato giusto giusto per il pranzo e poi ha partecipato alle foto di famiglia. Cibo e fotografie non mancano mai.

S. ci chiede inoltre se l’accoglienza in Sri Lanka è stata di nostro gradimento. Non possiamo che rispondere positivamente. Il calore delle persone ci ha quasi tramortito! S. annuisce ricordando un momento in cui eravamo insieme: Vi ricordate il signore che ci ha aiutato a trovare la casa di S. a Pungudutivu? Quello che parlava in inglese? Lui è stato davvero disponibile.

E’ ora di sederci. E’ un po’ che siamo in piedi e attraversiamo la strada per spostarci verso un locale gestito da un tamil. In realtà possiamo solo ordinare una birra: il titolare ha fatto le ore piccole ed oggi non ha potuto infornare i fantastici stuzzichini che S. avrebbe voluto offrirci. Pazienza, sarà per la prossima volta.

Una volta ordinata la birra, parliamo del più e del meno. Scopriamo che Giuseppe e Francesca da un lato, e Laura e S. dall'altro, hanno seguito la stessa scuola guida ma, ahimè, i primi sono stati bocciati la prima volta.

Poi è la volta del tempo. S. racconta di un balcone caduto vicino via Dante a causa della tempesta abbattutasi il giorno prima su Palermo. S. ha memorizzato tutte le distruzioni e ce le elenca una per una. Ricorda lo scorso anno quando in via Maqueda c’era una signora affacciata che è caduta giù col balcone. O di un altro crollo, che riguarda questa volta la casa di un amico: aveva lasciato lì le sue casse per l’amplificazione, non le rivedrà mai più!

 

T., il ragazzo che prima parlava al telefono, ci chiede se abbiamo messo la catena al motore. S. ci racconta infatti che il suo motorino è stato rubato due volte da un certo F., “il mio amore”, dice scherzosamente, un delinquente della zona che poi gli ha chiesto il pizzo per farglielo riavere.

E perché non lo denunci? Chiediamo.

Se denuncio, non fanno niente. Adesso comunque è agli arresti domiciliari.

Per fortuna non sono tutti così a Palermo. Una mia amica si è trasferita a Firenze e ora vuole ritornare, neanche le rispondono quando chiede informazioni, neppure i suoi paesani. Qui, devo dire, mi hanno sempre aiutato. E sia paesani che palermitani mi salutano.

Continua a parlarci di questa sua amica: Questa amica che è andata a Firenze è di Nuwara Elya. Purtroppo noi non ci siamo potuti passare dato i ritmi serrati e della zona abbiamo potuto esplorare solo Kandy.

Ritorniamo a parlare di cibo. Noi siamo mangiatari, come si dice in siciliano, più dei cingalesi,  ammette S.

Ci spiega inoltre che vi son diversi templi induisti nella città di Palermo in cui si può mangiare, proprio come in Sri Lanka. Ci elenca delle pietanze buonissime e ci promette che un giorno andremo insieme.

Si vede che abbiamo fame dal momento che riportiamo la discussione sempre su questo. E anche S. è dispiaciuto che non siamo riusciti a cenare insieme. Il prossimo sabato ci rivediamo qui per mangiare il kottu, rilancia. Non vediamo l’ora.

Passo dopo passo le nostre geografie, prima sovrapposte, si stanno intrecciando. Il nostro viaggio non è mai finito, ma ricomincia ogni qual volta ricordiamo la nostra meravigliosa avventura con chi ci ha accompagnato virtualmente e materialmente. E, per fortuna, le occasioni per continuare a ricordare sembrano inesauribili.