Di ritorno dal nostro viaggio, ci promettiamo di contattare S., il ragazzo che avevamo contattato a giugno su skype e poi incontrato a luglio in un pub di Palermo. Desiderosi di raccontargli la nostra esperienza, ci diamo appuntamento nello stesso locale, così per chiudere il cerchio. A dire il vero, qualche giorno prima ci eravamo casualmente visti al cinema. Non mi avete ancora detto nulla del vostro viaggio! - aveva esordito S. – io sono stato molto impegnato, ma è ora di vederci.

Il giovedì, una volta arrivati al pub, non ci resta che parlare del film che abbiamo visto - The Martian – che critichiamo senza mezzi termini. La solita americanata… commentiamo all’ unisono.

S. ci fa inoltre notare che l’attore che recitava la parte di Vincent Kapoor (cognome indiano) era palesemente un afro-europeo. Queste distorsioni sono comuni nel cinema hollywoodiano. Dopo una ventina di minuti trascorsi a parlare di film, S. ci ricorda il motivo del nostro incontro: e allora com’è andato questo viaggio?

Cominciamo a raccontare un po’ tutta l’esperienza, facendoci guidare dalle sue domande. In particolare, sapendo che questo è un argomento che gli sta molto a cuore, facciamo presente che, a parte alcuni luoghi specifici (vedi Kayts e Mullaitivu), i segni del recente conflitto sono stati quasi totalmente ripuliti.

D’altro canto, la massiccia ed oppressiva presenza militare nel nord dello Sri Lanka fa capire di essere nei luoghi investiti dal conflitto e mette in dubbio il concetto stesso di pace. S. ci comunica che di recente il governo ha dato il via libera per far condurre dalle nazioni unite un’indagine sui crimini di guerra avvenuti a Mullaitivu, teatro finale del conflitto. Ma il problema si ripresenta: dal momento che negli ultimi anni la zona è stata completamente ripulita, difficilmente verranno trovate delle tracce che confermino il genocidio. Il tutto rimane affidato ai ricordi e alla memoria, altamente manipolabili.  Al di là di questa nota dolente, gli confermiamo il clima assolutamente sereno in cui si è svolto il nostro viaggio, atmosfera a cui hanno contribuito tante delle persone incontrate.

Ovviamente, gli raccontiamo che a Jaffna siamo stati ospitati da T. e la sua famiglia che lui conosce bene, e infatti ci chiede se abbiamo conosciuto il famoso zio comunista…una leggenda ovunque, a quanto pare. Effettivamente colui che ci ha dato ospitalità è stato proprio lo zio!

Ma quindi T. è riuscito a entrare in Sri Lanka? Ha avuto un passato di oppositore politico del governo cingalese, è stato pure sotto intercettazioni.ci chiede stupito S.

Confermiamo che è così, ma che sappiamo poco della sua storia, preoccupato com’era di mettersi e di metterci nei guai mentre eravamo a Jaffna.

Mi togliete una curiosità?  ci chiede S., alleggerendo il discorso. Ma in Sri lanka è arrivato il kebab? Domanda curiosa ed effettivamente non abbiamo visto locali turchi, a dire il vero non ci abbiamo fatto molto caso.  E poi, pensiamo, avete il kottu che ve ne fate del kebab?

Ridiamo e prima di salutarci S. ci comunica che dovrà andare a Roma il fine settimana a presentare un libro sulla questione dei tamil. Non mi piace l’aereo e sto pensando di prendere il bus. Un’avventura tosta da Palermo a Roma via terra, circa 10 ore.  A noi ricorda il percorso in bus che abbiamo fatto da Jaffna a Kandy.  Ma almeno noi avevamo musica, incenso e cibo a volontà.