20 agosto


Oggi lasciamo un po’ di respiro a T. e alla sua famiglia che sono impegnati nei preparativi del matrimonio e andiamo in giro alla scoperta di Jaffna e dintorni insieme a S., l’altro tamil che avevamo incontrato a Palermo e che ci è venuto a prendere all'aeroporto di Colombo al nostro arrivo.

Dopo aver fatto colazione con T. e con lo zio avvocato che ci ospita in questi giorni, prendiamo un attò che ci porta al nostro appuntamento con S., dove ci sta aspettando per andare a prendere gli scooter. Già prima di partire, infatti, ci aveva detto che a Jaffna aveva due motorini a disposizione e che li avremmo potuti prendere per muoverci con più libertà.

Mentre Giuseppe e S. vanno a casa a prendere il secondo scooter, alcune persone si fermano a chiacchierare con noi davanti un negozietto in cui rimaniamo ad aspettare. Sono certamente curiosi di sapere chi siamo e da dove veniamo ma sembrano molto più interessati a raccontarci la loro storia e a dispensare consigli di vita.  

Ma ecco arrivare i due motociclisti: siamo pronti per iniziare la nostra gita!

 Siamo molto contenti ed elettrizzati perché una cosa del genere non capita tutti i giorni! Dato che c’è molto caldo il nostro amico ci propone come prima tappa Casuarina beach, la spiaggia più vicina a Jaffna e molto frequentata durante il fine settimana: è un po’ come  Mondello, ci dice S, per darci un’idea di ciò che troveremo. 

Oggi è giovedì ed effettivamente non c’è molta gente e in alcuni punti il posto, circondato da sterpaglie, dà l’aria di essere un po’ trascurato. Il mare però è bellissimo ed è l’unico posto in cui si sta al fresco. Dopo un bagno veloce facciamo una piccola passeggiata sul bagnasciuga, ma come è già successo altre volte, possiamo spingerci solo fino a un certo tratto, perché il resto è controllato dall’esercito.

Mamma mia, ragazzi, sono ovunque!  esclama S.

Questa presenza, continua e angosciante, mette un po’ in allarme il nostro amico che proprio in quel momento stava discutendo con noi delle elezioni appena concluse che hanno definitivamente decretato il declino politico di Rajapaksa a vantaggio di Sirisena.

S. ci fa notare che in realtà lo scenario politico non è sostanzialmente cambiato per la minoranza tamil, ma che comunque resta un fatto positivo l’uscita di scena di Rajapaksa dopo 10 anni di governo e una gestione sconsiderata delle vicende del conflitto bellico. Vedere dei militari all’orizzonte però, induce il nostro interlocutore a cambiare discorso, non pienamente rassicurato dal fatto che parliamo in italiano e quindi quasi sicuramente non ci capirebbero.

E’ a questo punto che S. ci comunica che ha intenzione di ritornare ‘per sempre’ in Sri Lanka. Voglio lavorare per altri tre anni a Palermo. Il tempo di mettere dei soldi da parte e poi tornare qui con mia moglie. Posso suonare il flauto qui e vivere di questo. Speriamo davvero che il suo sogno sia realizzabile.

Dopo questa breve sosta ci rimettiamo in carreggiata: ci aspettano quasi 30 km da percorrere prima di poterci imbarcare e visitare l’isola di Nainativu. Il piano di oggi, infatti, consiste nel visitare qualcuna delle isole antistanti la penisola di Jaffna: sono tutte collegate da un lunghissimo ponte a eccezione appunto dell’isola di Nainativu e di altre due che sono però più distanti (Delft Island e Alaitivu). Andare in questi posti per noi è d’obbligo, dal momento che in tutti i nostri incontri palermitani abbiamo trovato qualcuno che proveniva da una di queste isole o consigliava di andarci. 

La strada da percorrere ci offre un paesaggio mozzafiato: una lingua di terra che si perde all’orizzonte, stretta dall’azzurro cangiante della laguna e pressata da un cielo azzurrissimo. Il tragitto di più di un’ora vola in contemplazione di questo paesaggio.

Ci imbarchiamo da Pungudutivu, isola da cui proviene il vicino di Francesca che prima di partire ci ha dato una mappa dettagliata del luogo. Al momento non abbiamo tempo di sostare perché l’ultimo traghetto è tra meno di un’ora: ci andremo al ritorno.

Appena vediamo arrivare la barca sulla quale dovremo salire ci vengono subito in mente le parole del titolare dell’ufficio che abbiamo incontrato più di una volta a Palermo. T., infatti, originario dell’isola di Kayts, ci raccontava di quando da bambino doveva fare questa piccola traversata dell’oceano e la barca era così fragile che aveva paura di cadere in mare. 

Ora lo capiamo benissimo! Saliamo e riusciamo ad ottenere dai marinai il permesso di stare sul tetto, dove la gente lascia i motori o le bici che deve portare con sé: giù infatti le persone sono stipate in uno spazio abbastanza angusto e la cosa ci preoccupa un po’. Stando fuori riusciamo invece a goderci il panorama, venendo di tanto in tanto bagnati dalle onde e tenendoci ben aggrappati alle corde della barca.

Dopo una mezz'oretta arriviamo a Nainativu su cui sorge il Nagapoosani Amman temple, uno dei templi più importanti per il popolo tamil dedicato alle divinità di Parvati e Shiva. Accanto a questo antico luogo di culto hindu è stato costruito un tempio buddhista e una chiesa cristiana, ma ormai la cosa non ci stupisce più, visto che in questi giorni siamo stati abituati alla commistione di queste religioni. 

Il Nagapoosani Amman temple sembra molto bello al suo interno. Sembra, però, perché in realtà non possiamo entrare dal momento che il nostro amico non trova l’acqua per pulire i suoi piedi e i nostri. No abluzione, no entry!

Dopo un breve giro dell’isola siamo pronti a risalire sulla barca, questa volta con l’intenzione di fare una visita attenta di Pungudutivu. Il posto appare un po’ disabitato, dal momento che a partire dagli anni ’90 c’è stata un’emigrazione di massa a causa della guerra. La prima cosa che vediamo, senza neanche bisogno di prendere la mappa che ci ha disegnato S., è la chiesa di San Saveria, dietro la quale c’è la sua scuola elementare del vicino di Francesca. Ce l’abbiamo fatta! 

Entrambi gli edifici sono chiusi, ma incontriamo il custode della scuola che gentilmente ci apre il cancello e ci accompagna a fare un giro del giardinetto: S. ci fa da interprete e gli spiega il motivo della nostra presenza in quel luogo. Riprendiamo tutto non vedendo l’ora di mostrarlo al vicino di Francesca quando torneremo.

Salutiamo questa persona che è stata così gentile chiedendole di scattarci una foto davanti a San Saveria: inaspettatamente ne esce fuori un siparietto comico, dal momento che il guardiano non è molto pratico di telefoni e allora il nostro amico decide di fargli un corso accelerato! 

Quando avevamo incontrato il vicino, lui ci aveva anche parlato di una sorella che stava ancora lì, ma di cui non conosceva l’indirizzo esatto, dato che con lei aveva dei contatti sporadici per di più filtrati dalle figlie che abitano in Germania. Il nostro accompagnatore però, sembra avere preso molto a cuore questa storia e quindi decide di chiedere alle persone che incontriamo davanti alla chiesa se per caso conoscono S. e la sua famiglia. Immediatamente si raduna un piccolo gruppo di quattro persone attorno a noi (sbucate dal nulla: il posto sembrava deserto fino a qualche minuto prima!) e iniziamo un’animata conversazione in un misto di inglese e tamil. Per un attimo abbiamo l’illusione di essere riusciti a scoprire qualcosa: un signore dice infatti di ricordare un certo S, che aveva accompagnato la madre a Pungudutivu una decina di anni fa. Non tardiamo però a capire che si tratta solo di un caso di omonimia perché, continuando a parlare, scopriamo che le descrizioni non combaciano. 

Pazienza, sapevamo fin dall’inizio che sarebbe stata un’impresa praticamente impossibile: non ci resta che salutare e scattare una foto alla scuola media che ci era stata sempre indicata nella mappa dal vicino e che si trova proprio di fronte alla chiesa. 

È già pomeriggio inoltrato e ci aspetta più di un’ora di strada per Jaffna, decidiamo dunque di metterci sulla via del ritorno: al tramonto la laguna ci appare ancora più suggestiva. Prima di salutarci con il nostro amico decidiamo di suggellare la giornata trascorsa insieme con un ottimo kottu di pollo in un ristorante in cui S. va abitualmente. Non ci pentiamo di questa scelta: è davvero buonissimo.

 Anche questa volta non si tratta di un addio, ma solo di un arrivederci: anche S. è stato invitato al matrimonio del nipote di T. che si terrà domani. Lui è già impegnato con un altro matrimonio di famiglia, ma passerà comunque per fare un saluto. A domani!